#paroladartista #aureliasud #lucascarabelli
Gabriele Landi: Ciao Luca, che lavoro realizzerai per Aurelia→SUD?
Luca Scarabelli: Una scritta nera su fondo bianco, semplice e antilirica. La sua lettura invece sarà più problematica, apparirà come uno scioglilingua, quasi un gioco enigmistico. Chi è pratico del mondo dell’arte probabilmente riuscirà a individuare abbastanza velocemente chi si nasconde dietro alle lettere ricombinate della parola. È un omaggio ad un artista che ho amato e studiato, la cui opera mi ha influenzato molto durante la mia formazione e a cui guardo ancora con interesse. Cose dell’altro secolo.
G. L.: E’ la prima occasione in cui il tuo lavoro viene presentato in una situazione di fruizione senza filtro, alla mercè di chiunque vi si trova a passare davanti, nella maggior parte dei casi casualmente?
L. S.: Ho già presentato degli interventi nello spazio pubblico, in città diverse, anche negli spazi specifici dedicati alle affissioni dei manifesti. Sono stati progetti e pratiche occasionali, determinati da inviti ad hoc, come il tuo, e con risultati diversi. Sul tema della presenza dell’opera d’arte in ambiti quotidiani, non promossi all’arte, ne protetti e conformati come un museo o una galleria, in cui ci si aspetta appunto l’incontro con le opere, ho avuto modo di confrontarmi e di rifletterne anche con altri artisti, in particolare con Carlo Buzzi, che per quanto ne so, in Italia, è uno che ha fatto veramente dell’arte pubblica, con un lavoro trentennale dedicato proprio a questo. L’unico vero artista pubblico! All’interno del mio percorso, la presenza nello spazio pubblico dell’opera è stata quindi un’occasione sporadica, quasi un’altra possibilità di ricerca, in breve, in contesti inusuali, direi un’esperienza laterale, ma non silenziosa. Da qualche anno si nota una grande attività nel pubblico, ma diffido di molti risultati che vedo, non considero altre pubblica, e non mi convincono, alcune manifestazioni tipo quelle delle luci d’artista o altre cose del genere che semplicemente aspirano ad arredare più o meno allegramente dei luoghi; capisco la funzione dell’abbellimento delle città, delle vie, ma è questa la funzione dell’arte? Dubito. Poi ci sono già moltissimi monumenti retorici, non credo serva aggiungerne altri. Sono lontani i tempi di Tilted Arc e della fontana dei Bagni misteriosi…
G. L.: Credi che l’arte, presentata in contesti del genere, riesca a mantenere la sua forza di segno e ad essere letta nella sua complessità?
L. S.: Complessità non saprei, segno tra i segni sì. Segno fluttuante. Nel paesaggio urbano le cose si perdono, si annebbiano sotto lo sguardo indaffarato delle persone. Dopo un po’ probabilmente ti ci abitui ad una certa presenza, ci passi davanti e non ci fai più caso. Non la vedi più l’opera anche se è lì. Quindi non c’è più l’opera, il tuo sguardo l’ha persa. La parola che segue il mio W, evviva, incipit di richiamo, in qualche modo cerca di attivare e ristabilire un equilibrio dell’attenzione che passa dall’interrogazione e dalla psicologia inversa. Fa un po’ settimana enigmistica in grande… Magari anche il più distratto si domanderà che cavolo è quella scritta. Enigmatico pensiero… È tirar lo sguardo all’interno del mondo dell’arte o della storia dell’arte contemporanea? Vedremo. Mi aspetto anche l’indifferenza. Non c’è nessun obbligo o mandato divino a mettere delle cose in piazza. In questo caso è come incontrare e riconoscere l’insegna di un negozio, di un parrucchiere, di un’officina, di un venditore di patate… e allo stesso tempo non afferrarla nel suo complesso. Rimane un punto di mistero che è poi un aspetto di questo lavoro che mi interessa.
Luca Scarabelli (1965)
Esordisce con una mostra personale nel 1990.
Ha presentato numerose sue mostre personali e collettive tra cui: Dimora Artica (Milano), Space4235 (Genova), MAC (Lissone), Fondazione Bandera (Busto A.), SRISA (Firenze), MARS (Milano), Galleria Maria Cilena (Milano), 91 mq (Berlin), La Rada (Locarno), Amste (Lissone), Museo Riso (Palermo), La Rada (Locarno), PROGR (Bern), Assab One (Milano), Museo Maga (Gallarate), riss(e) (Varese), MACT/CACT (Bellinzona), Forum Stadtpark (Graz), Musée Cantonal des Beaux-Arts (Lousanne), Care OF, (Cusano Mil.), Viafarini (Milano), Juliet (Trieste), Neon (Bologna), Galleria Leonardi V-Idea (Genova), Galleria ERHA (Milano), Galleria Martano (Torino).
In più occasioni l’interesse per l’operatività degli artisti lo ha portato a collaborazioni ed attività curatoriali, a confrontarsi con il sistema dell’arte come organizzatore di mostre e d’iniziative editoriali, tra cui il quaderno “Vegetali Ignoti” (dal 1994-2009) dedicato alla lettura, esplorazione e in generale ai “rumori” dell’arte contemporanea. Nel 2016 Strabismi, foglio aperidodico per la lettura di un’opera d’arte, progetto curato e condiviso con Ermanno Cristini.
Nel 2009 pubblica per l’editore Postmedia Books il volume “Vegetali Ignoti”.
Dal 2014 con Michele Lombardelli pubblica 3 album di musica noise sotto il progetto sonoro Untitled Noise.
Nel 2014 fonda e dirige lo spazio espositivo dedicato alle ricerche artistiche contemporanee “Surplace” a Varese.

Intervento di Luca Scarabelli
dal 8 febbraio al 10 aprile 2023

Intervento di Luca Scarabelli
dal 8 febbraio al 10 aprile 2023

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dal 8 febbraio al 10 aprile 2023

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